MANDATO ALLA COMUNITA’ PASTORALE 11.10.2019

La nostra Comunità Pastorale ha ricevuto il mandato “Battezzati e inviati”. Alle ore 18.30 è stata concelebrata la s. Messa durante la quale il nostro parroco don Edoardo ha elargito a tutta la Comunità il mandato di portare la Parola di Dio, poi seguiva la Lectio Divina e il momento conviviale.
  Dal Vangelo secondo Luca (24, 13-35). IN QUELLO STESSO GIORNO, IL PRIMO DELLA SETTIMANA, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato lsraele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
LECTIO «i loro occhi erano impediti a riconoscerlo … si fermarono, col volto triste .„ “Noi speravamo …”»: gli occhi spenti, chiusi, come indizio della tristezza interiore, della delusione. I due di Emmaus hanno tutti gli elementi sufficienti per “vedere” (hanno conosciuto Gesù, hanno capito che era una persona speciale, sanno esattamente che cosa è capitato a Gerusalemme, si rendono conto di essere arrivati “al terzo giorno”, sono persino informati degli incontri angelici delle donne e dei sopralluoghi apostolici al sepolcro vuoto . . .) ma non vedono. Perché? Perché non hanno saputo ancora accogliere l’annuncio fondamentale: Egli è risorto. Se togliamo la risurrezione, se ci limitiamo alla prospettiva umana, terrena, ogni speranza di bene si accartoccia di fronte al muro invalicabile della morte, di fronte al crollo di ogni aspettativa e di ogni felicità. Se “liberare lsraele” si riduce alla speranza di raggiungere un benessere terreno, di stampo sociale o politico, la delusione non tarderà a venire. «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà»? Qual è la mia speranza più forte, e qua]i sono le mie più cocenti delusioni? Cosa mi aspetto da Dio e dal suo amore? «spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui»: la Parola di Dio ci offre una chiave di lettura. L’Antico Testamento, per quanto complesso e articolato, è impermiato tutto sull’amore fedele e assoluto di Dio per l’uomo, per il suo popolo. Di questo amore, Gesù è il testimone più forte, capace di non tirarsi indietro mai, nemmeno di fronte al rifiuto, all’incomprensione, alla minaccia e alla morte. Anzi: il senso dell’amore di Dio -fondamento anche dell’amore umano -è accogliere la vita con tutte le sue croci per passarci attraverso, per lasciarsi morire e iniziare così una vita nuova. Ed è questa la vera “terra promessa” che Dio ,ha preparato per l’uomo,e questa la libertà promessa ad Abramo, anticipata dall’esodo di lsraele dall’Egitto, ribadita dai profeti e cantata dalle speranze e dalle preghiere dei Salmi. . . Gesù che muore non è un fallimento, un tradimento, una delusione. . . ma è il coronamento di quel Gesù che nasce e vive per incarnare l’amore del Padre. «prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero»: lo sguardo si purifica nell’incontro con Gesù, nella condivisione profonda dell’eucaristia e in quella, in senso più ampio, del fatto che Egli ci conosce personalmente e non teme di sedersi al nostro fianco. Di mangiare `con noi, di essere fino in fondo nostro amico. Nel pasto condiviso, Gesù si manifesta come il vero padrone di casa. E questo il momento in cui rivela tutto sé stesso, e così fa in modo che i discepoli, e noi con loro, possiamo percepire il “cuore che arde”, cioè la forza dello Spirito che consente di vedere la verità e di accoglierla come una benedizione, che risuscita la speranza e l’entusiasmo della missione. Come vivo l’incontro con ]a Parola di Dio? E la partecipazione alla liturgia eucaristica? L’ascolto della Parola e la comunione con Gesù, Pane vivo e vivificante, mi nutre, mi lascia qualcosa. . . o non ha mo]to a che vedere con la mia vita di tutti i giorni? «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”»: l’incontro e la comprensione piena di Gesù diventano, irresistibilmente, fonte per la testimonianza. Sapere che l’amore di Dio vince su tutto, anche sulla morte, è una notizia troppo grande e troppo bella per non essere condivisa. L’incontro con il Risorto ha fatto capire ai due di Emmaus che Dio è davvero fedele. La morte di Gesù aveva fatto dubitare, aveva riproposto in modo drammatico la strisciante tentazione di ogni tempo (cfr. le parole del serpente in Genesi 3: non è vero che Dio vuole il tuo bene, sta solo cercando di limitare la tua libertà per mantenere il proprio potere. . . e di conseguenza di lui non ti puoi fidare!); ora la sua risurrezione dona una nuova luce per vedere sé stessi e il mondo da una prospettiva più ampia e più vera. Compreso ciò, i discepoli non possono fare altro che raggiungere i fratelli per portare anche a loro quella stessa luce, e sorprendentemente li trovano investiti dello stesso raggiante entusiasmo. La Chiesa nasce proprio con questa luminosa connotazione: Dio mantiene le sue promesse, e quindi a disposizione dell’uomo c’è una felicità capace di superare ogni oscurità, ogni disperazione, anche quella della morte. Dio vuole per ciascuno di noi questa felicità, e ci chiede di accoglierla e di condividerla irradiando sui nostri simili questa stessa luce, questa stessa speranza. E ci propone di farlo come ha fatto Gesù: in tutti i modi possibili, da quelli più semplici e quotidiani a quelli più straordinari e prodigiosi, Gesù ha reso presente l’amore del Padre; ora egli è presente in un modo nuovo, apparentemente meno diretto . . . ma affida a noi il compito di proseguire la strada che ha tracciato con la sua vita e con la sua morte e risurrezione. Di cercare ad ogni costo, “senza se e senza ma”, il bene di ogni uomo, la dignità di ogni persona, la speranza contro ogni disperazione degli ultimi e dei diseredati di questa terra (come Maria aveva profeticamente cantato nel suo straordinario Magnificat). «Chi potrà tacere da ora in poi – che sei tu in cammino con noi? Che la morte è vinta per sempre, che ci hai ridonato la vita? » Ogni paura si può superare, ogni forma di male può esser vinta, ogni muro può e deve cadere. E questa volta tocca a noi, ma con la forza della Sua presenza. Ogni scelta e ogni gesto della Chiesa, ogni azione di noi discepoli deve essere “missionaria”, deve saper trasmettere questa certezza fondamentale della fede. Di qui la «nobile semplicità» della liturgia, di qui l’attenzione primaria a chi è povero e indifeso, di qui la necessità di condividere con gli altri le parole e i gesti di Gesù nella catechesi, di qui la responsabilità verso il prossimo e verso il creato, che Dio ci ha affidato perché sappiamo custodire in esso la bellezza del suo amore. . . di qui anche il bisogno di abbandonare ogni forma di affermazione “mondana” di potere e di forza, e di abbandonarsi con fiducia alla provvidenza del Padre vivendo una povertà autentica, umile e rispettosa, proprio come ha fatto Gesù per indicarci il cammino da seguire. È questo l’atteggiamento dei Santi, di coloro che -come, ad esempio San Francesco -hanno incontrato Gesù, hanno fatto esperienza dell’amore del Risorto, e hanno compreso che questo incontro trasforma la vita dell’uomo. Così hanno saputo manifestare questo incontro con la loro testimonianza, con le parole e con i gesti, con la predicazione e con la coerenza della vita. La stessa possibilità è offerta a tutti noi, che .nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e ci siamo lasciati illuminare dalla morte e risurrezione del Signore. La stessa responsabilità missionaria è alla nostra portata di «battezzati e inviati». Sta a noi decidere se accettare o tirarci indietro, se aprire gli occhi e il cuore alla presenza di Gesù o chiuderci nel disincanto e nell’egoismo. Come posso portare luce ai fratelli accanto a me, al mondo che mi circonda? Qualì strumenti ho a disposizione per testimoniare l’amore di Dio? Mi rendo conto che, in quanto battezzato,. ho una missione da compiere all’interno della Chiesa, della famiglia dei figli di Dio?  




LEVA 1939 06.10.2019

Durante la Santa Messa delle ore 11.00 ha partecipato la leva del 1939 pregando per i vivi e i loro defunti. Facendo loro gli auguri, affidiamogli alle nostre preghiere. 




Campo Cresimandi

Ecco alcune foto del campo Cresimandi 2019 a Muzzano




Sante Comunioni 2019

Di seguito alcune foto ricordo delle comunioni di questo anno celebrate il 12 e 19 maggio. Riportiamo anche alcune foto dei ritiri che si sono tenuti a Moncrivello.




2019 – Via Crucis Giovani

2019 – Via Crucis Giovani

I nostri giovani hanno partecipato alla via crucis organizzata dai giovani. Ci è stata affidata la IV stazione.
IV STAZIONE: IL VOLTODal Salmo 26Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco. Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino, a causa dei miei nemici. Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
In questo percorso ci aiuta la figura di don Pino PuglisiParroco a Brancaccio nella parrocchia di S. Getano. Aveva vera preoccupazione per le condizioni di vita degli abitanti nei quartieri più emarginati di Palermo. Indirizza i giovani sulla strada del bene, fonda il Centro “Padre Nostro”, inaugurato il 29 gennaio 1993. Diceva: «Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti». Il suo impegno, tuttavia, gli procura minacce di morte da parte dei mafiosi. La sera del suo cinquantaseiesimo compleanno, il 15 settembre 1993, mentre sta per rientrare a casa, viene ucciso da Salvatore Grigoli, dopo avergli rivolto il suo ultimo sorriso. È stato beatificato a Palermo il 25 maggio 2013.
Il tuo volto, Signore, io cerco! I Vangeli alludono in varie occasioni allo sguardo di Cristo. Uno sguardo benevolo e affettuoso, commovente e commosso, uno sguardo che conosce sino in fondo, che penetra nell’intimità, uno sguardo che insegna e corregge, che porta al pentimento e riesce a provocare un impeto di generosità. Molte volte, forse, abbiamo cercato di intravederlo nella nostra preghiera, con l’intenzione di scoprire in che modo possiamo trovarlo e renderlo presente nella nostra vita normale. Alcuni personaggi che incontrano Gesù nelle ore della Passione ci possono aiutare a fare passi avanti nella realizzazione di questo desiderio. Sulla via della Croce tre persone sono particolarmente legate al volto di Cristo: soltanto due lo cercano, ma lo trovano in tre.Maria – guarda Gesù con immenso amore, e Gesù guarda sua Madre; i loro occhi si incontrano, ciascuno dei loro cuori versa nell’altro il proprio dolore.Veronica – voleva soltanto avere una delicatezza verso quell’Uomo che soffriva.Simone di Cirene – Maria e la Veronica lo avevano cercato, gli erano andate incontro per iniziativa personale. Simone di Cirene, no. Simone fu costretto a portare la CroceSappiamo che nelle situazioni nelle quali possiamo perderci, Dio non ci abbandona, ci sta accanto, ci manda un aiuto, come a Brancaccio ha mandato don Pino Puglisi. Nella persona di questo sacerdote Gesù ha permesso a tanti giovani di incontrarlo. Il male non ha l’ultima parola, c’è sempre una speranza. La speranza porta il nome di Gesù. Cercare il volto di Dio significa cercarlo negli altri, aiutare l’altro a portare la croce. Cercare il volto di Dio è anche perdonare. Il Volto di Dio sei anche tu per l’altro… Rimaniamo in silenzio davanti al volto di Dio.




INAUGURAZIONE DEL NUOVO ORATORIO PARROCCHIALE 14.04.2019

Domenica 14 aprile è stata una giornata di festa per la comunità parrocchiale di Crescentino: è arrivato il momento della tanto attesa inaugurazione del nuovo Oratorio.

Il ritrovo era fissato per le ore 17 presso il Santuario della Madonna del Palazzo, dove un nutrito gruppo di fedeli ha accolto l’Arcivescovo don Marco Arnolfo, che ha presenziato la funzione della Domenica delle Palme. Alla celebrazione hanno partecipato i sacerdoti della nostra comunità, il parroco don Edoardo e i suoi vice, don Paolo e don Gian Maria,  insieme al parroco di Saluggia, don Enrico, al Padre provinciale, don Bogdan Kalisztan, e al Padre generale della congregazione dei Micaeliti, don Dariusz Wilk. Alla S. Messa erano presenti le autorità cittadine e militari di Crescentino, gli architetti e ingegneri della curia, che hanno seguito la parte burocratica e i lavori di costruzione della nuova struttura.

Dopo la Messa, i fedeli si sono spostati all’esterno, di fronte alla statua di San Giovanni Bosco, che negli anni ‘30 del 1900 fu posizionata in modo provvidenziale. Qui, dunque, sotto lo sguardo benevolo del santo dei giovani, ha avuto luogo la benedizione del nuovo oratorio e il taglio del nastro da parte del parroco don Edoardo e del vescovo.

Finalmente, le porte della nuova costruzione si sono aperte, per accogliere una folla di fedeli curiosa e felice, che ha potuto visitare la struttura appena inaugurata e festeggiare con una ricca “merenda ‘snojra” organizzata da numerose volontarie della parrocchia.

Durante i festeggiamenti è stato posto in vendita il volume “Mastro Serra da Crescentino”, che racconta la vita e le opere del noto cittadino crescentinese, scritto da Giuseppe Cipolla. Il ricavato dalla vendita è stato totalmente devoluto per ultimare i lavori del nuovo oratorio.13 allegati

Scanner antivirus di Gmail temporaneamente non disponibili 

– I file allegati non sono stati sottoposti a scansione antivirus. Scarica questi file a tuo rischio.




INAUGURAZIONE RESTAURO CHIESA DELLA RESURREZIONE MOSTRA “ARTE E FEDE, TRA VISIBILE E INVISIBILE”

Dopo tanti anni di attesa, di ricerca dei finanziamenti finalmente siamo giunti alla conclusione dei lavori (primo lotto) di consolidamento e restauro del campanile, della copertura e delle facciate della chiesa della Resurrezione.
La chiesa, che per decenni è stata in stato di abbandono ora si vede in parte “risorta”. E chissà che in futuro, magari, si possa vedere la sua totale “resurrezione”. Infatti l’interno della chiesa è ancora da restaurare. Intanto vogliamo festeggiare la conclusione dei lavori. Perciò tutti siamo invitati a intervenire presso la chiesa in via Bena

venerdì 12 aprile alle ore 18.00

Seguirà l’apertura della mostra delle opere del Maestro Antonio Teruzzi.
La mostra resterà aperta dal 13/04 al 21/04 con orari: 10:00 – 12:00 / 15:00 – 18:00




Inaugurazione Nuovo Oratorio

Domenica 14 aprile
presso il Santuario della Madonna del Palazzo avrà luogo la benedizione del nuovo oratorio.

Alle ore 17.00 il nostro arcivescovo, don Marco Arnolfo presiederà l’Eucaristia con la partecipazione del Superiore Generale della Congregazione di S. Michele Arcangelo don Dariusz Wilk, del Superiore della Provincia Italo-Helvetica don Gogdan Kalisztan, dei sacerdoti, delle Autorità Civili del comune di Crescentino, delle Autorità Militari della Stazione Carabinieri di Crescentino, dei bambini, dei ragazzi, dei giovani e dei fedeli della nostra comunità.
Seguirà la preghiera di benedizione, il taglio del nastro e un momento di festa.




PRESENTAZIONE DEL “PORTALE DEGLI ANGELI” 06.04.2019

Alle ore 21.00 in chiesa parrocchiale, in occasione dell’inaugurazione del restauro della Chiesa della Risurrezione, aveva

luogo una manifestazione di carattere religioso, culturale e artistico. È stato
presentato il portale da parte dell’artista scultore Antonio Teruzzi
accompagnato dalla breve presentazione di Chiara Luisi, poi il Maestro Antonio
Teruzzi ha presentato il “Portale degli Angeli”, primo tempo dei canti Coro di
Crescentino, poi collegamento fra portale e fede da parte di Suor Angelita e il
secondo tempo canti Coro di Crescentino.

I prossimi appuntamenti:

11 aprile

Ore 21.00 – presso il Teatrino Comunale:
presentazione del libro “Il portale degli Angeli”. Alla sera parteciperà lo
scultore il Maestro Antonio Teruzzi e l’editore Carlo Pozzoni, letture a cura
di Beatrice Aimaro e Tonino Bosello.

12 aprile

Ore 18.00 – Innaugurazione restauro
della Chiesa della Resurrezione e a seguire della mostra “ARTE E FEDE, TRA
VISIBILE E INVISIBILE” con le opere del Maestro Antonio Teruzzi.

14 aprile

Ore 10.45 – Partenza Processione della “Domenica
delle Palme” dalla Chiesa della Resurrezione.

Ore 17.00 – Presso il Santuario della Madonna del Palazzo “Santa Messa”
presieduta dall’Arcivescovo di Vercelli Mons. Marco Arnolfo e a seguire l’innaugurazione
del nuovo Oratorio Parrocchiale.

La mostra resterà aperta dal 13.04 al

21.04 con orari: 10.00 – 12.00 / 15.00 – 18.00




III° RADUNO DELLA COMUNITA’ PASTORALE 06.04.2019

In mattinata la nostra Comunità Pastorale si è riunita per spezzare la Parola di Dio. Il brano che ci conduceva era tratto dal Vangelo di Luca 10, 25-37:
In quel tempo un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesùe chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi locaricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».   LECTIO Contestualizzazione del brano vv. 25.28 «Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» «Fa’ questo e vivrai»: tutto ruota intorno al “fare”: il rapporto con Dio, proprio come quello coi fratelli, non può limitarsi a una bella teoria. v. 26 «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?»: se è necessario “fare”, la Parola di Dio (la Legge) può fornire le indicazioni di cui abbiamo bisogno. Ma è anche necessario saper leggere la Parola, saper interpretare la volontà di Dio: certo non “strumentalizzare” o “adattare” la Parola alle nostre esigenze, facendo dire a Dio quel che Dio non ha voluto dire, ma calare la Parola nella concretezza della nostra esistenza. Credo che la Parola di Dio, che ascolto e che condivido con gli altri nella liturgia, nella catechesi…, sia un nutrimento essenziale per la mia vita di ogni giorno? So ascoltare la Parola e confrontarmi con essa nelle situazioni, nelle decisioni concrete? v. 29 «E chi è mio prossimo?»: il dottore della Legge si rende conto che Gesù gli chiede, forse, di percorrerla in un modo diverso da quello che si immagina, o che si è abituati a intendere. v. 30 «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti»: la situazione riproduce una realtà comune e condivisa: la legge dell’amore si può (o si deve) mettere in pratica appena si mette piede fuori casa… sovente sono le situazioni più banali, le persone con cui abbiamo quotidianamente a che fare, ad avere maggior bisogno di un gesto d’amore: è rischiosamente facile “vedere e passare oltre”. vv. 31-32 «Un sacerdote … un levita»: in primo luogo, entrambi dovrebbero essere abituati al contatto con Dio e con la sua Parola, e dovrebbero ben conoscere il comandamento dell’amore … In secondo luogo, pretendono di essere totalmente immersi nella relazione di preghiera con Dio, si illudono di non aver occhi che per lui… ma questo loro sguardo, che vorrebbe essere mistico e profondo, si rivela invece miope e cieco. Quanta attenzione do alle persone che incontro ogni giorno? So “vedere” le loro esigenze, le loro difficoltà? Il rapporto con Dio nella preghiera e nella liturgia mi aiuta a vivere le relazioni con gli altri, o sento queste due realtà come contrapposte? Quando vivo intensamente la preghiera, mi sento portato a fare qualcosa di più, ad avere atteggiamenti più positivi nei confronti dei fratelli? v. 33 «Un Samaritano»: un Samaritano dunque, incontra un Giudeo che ha bisogno di aiuto. Il suo cuore e la sua testa vanno in un’altra direzione: fa il primo passo, il passo della riconciliazione che, come Gesù stesso insegna, parte non da chi ha fatto il male, ma da chi lo ha subìto. Che cosa provo di fronte a un “diverso” che soffre? Come reagisco quando vedo che le persone con cui non ho un buon rapporto, o che mi hanno fatto del male, sono in difficoltà? «vide e ne ebbe compassione»: la “compassione” di cui Luca parla è la stessa di Dio Padre e di Gesù nei confronti dell’uomo bisognoso di premure. Se ogni essere umano è creato “a immagine e somiglianza” di Dio, qui la somiglianza tocca i suoi punti più profondi: ciò che rende davvero “umana” la natura umana è la capacità di commuoversi, di lasciarsi ferire dalle ferite altrui, senza rimanere insensibile. v. 34 «Gli si fece vicino»: i due non avevano fatto finta di niente, ma avevano addirittura cambiato il proprio percorso pur di non entrare in contatto con la sofferenza di quel malcapitato! Anche il Samaritano cambia il proprio itinerario,ma va nella direzione opposta ai due che lo avevano preceduto. «Si prese cura di lui»: ciò che il Samaritano incontra sulla sua strada non è un “imprevisto” anonimo, che va risolto nel modo più sbrigativo e indolore, ma è una persona “speciale”, nella direzione opposta ai due che lo avevano preceduto. «Si prese cura di lui»: ciò che il Samaritano incontra sulla sua strada non è un “imprevisto” anonimo, che va risolto nel modo più sbrigativo e indolore, ma è una persona “speciale”, un amico, anche se sconosciuto, un fratello. «Perché sei un essere speciale / Ed io avrò cura di te» (Battiato). v. 35 «Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore»: il Samaritano coinvolge nella sua azione anche l’albergatore. Da un lato, egli vuole “passare il testimone”, senza pretendere di essere l’unico uomo in grado di occuparsi del ferito; dall’altro, così facendo, esprime ancora una volta la propria buona attitudine verso i suoi simili, fidandosi dell’albergatore e della sua disponibilità. Le sofferenze degli altri mi toccano il cuore, o anche se faccio del bene mi sento in fondo indifferente, “superiore”? So immedesimarmi con gli altri, con i loro bisogni, o rimango col mio “pacchetto preconfezionato” di buone azioni? In quello che faccio, soprattutto negli impegni presi nella comunità a servizio degli altri, ritengo che il mio contributo sia unico e indispensabile? So “farmi da parte” e coinvolgere nel bene anche altre persone, fidandomi di loro? v. 36 «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo…?»: il “prossimo” in questa parabola è “colui che ama”, mentre nel dialogo col dottore della Legge era “colui che devo amare come me stesso”. Gesù rovescia la prospettiva, ma in fondo i due poli si attraggono. La legge dell’amore è una legge che mette in relazione due persone: tanto A è vicino a B quanto B è vicino ad A… l’essenziale è che questa vicinanza sia stretta. v. 37 «Chi ha avuto compassione di lui»: non basta “compiangere”, esprimere simbolicamente solidarietà con chi soffre:è indispensabile “fare”:sporcarsi le mani,perdere tempo,rinunciare ai propri interessi, ai propri diritti, alle proprie comodità e abitudini, investire risorse ed energie…    Quanto tempo, quante energie dedico a costruire, faticosamente, il bene degli altri? Quali risorse, fra quelle che sento di avere, riesco a investire nel rapporto con i fratelli? Sintesi – attualizzazione La vita cristiana è vita “in relazione” con altri: con Dio, con i fratelli. Gesù rivela che essenziale è “essere prossimo degli altri”, in particolare di chi è più sfortunato e bisognoso. Altrimenti, anche le opere di carità diventano un semplice precetto da assolvere, un compito da eseguire senza coinvolgerci. “Amo” il prossimo, o “uso” il prossimo per sentirmi a posto con la mia coscienza? La scelta di un Samaritano come protagonista è importante: colui che viene etichettato come “diverso”, come “lontano”, come “avversario” è invece il personaggio positivo che Gesù ci invita a prendere come riferimento (…) in Gesù non c’è spazio per i muri che ci chiudono gli uni di fronte agli altri, non c’è distanza -personale, sociale, etnica, religiosa- che l’amore non sappia colmare. Chi non è come me è peggiore di me? E se fa il bene, se si comporta meglio di me? Come lo considero? Il rapporto stretto che c’è tra questo passo e l’incontro tra Gesù, Marta e Maria ci aiuta, infine, a “chiudere il cerchio” e a integrare in modo positivo e fecondo i due aspetti della legge dell’amore. Non si può «concepire un gesto di amore che sia indirizzato al prossimo al di fuori dell’amore divino, né l’adesione affettuosa a Dio al di fuori di una cornice comunitaria» (Bovon). Quanto conta per me l’amore verso Dio, e l’amore per il prossimo? C’è equilibrio nel mio cuore e nel mio modo concreto di vivere queste due relazioni, o posso cambiare qualcosa per armonizzarle sempre meglio? Quali scelte concrete di amore ho fatto all’inizio della Quaresima? Quali posso confermare, o riprendere, per vivere profondamente questo tempo straordinario di ritorno a Dio e ai fratelli nell’amore?