MANDATO ALLA COMUNITA’ PASTORALE 11.10.2019

La nostra Comunità Pastorale ha ricevuto il mandato “Battezzati e inviati”. Alle ore 18.30 è stata concelebrata la s. Messa durante la quale il nostro parroco don Edoardo ha elargito a tutta la Comunità il mandato di portare la Parola di Dio, poi seguiva la Lectio Divina e il momento conviviale.
  Dal Vangelo secondo Luca (24, 13-35). IN QUELLO STESSO GIORNO, IL PRIMO DELLA SETTIMANA, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato lsraele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
LECTIO «i loro occhi erano impediti a riconoscerlo … si fermarono, col volto triste .„ “Noi speravamo …”»: gli occhi spenti, chiusi, come indizio della tristezza interiore, della delusione. I due di Emmaus hanno tutti gli elementi sufficienti per “vedere” (hanno conosciuto Gesù, hanno capito che era una persona speciale, sanno esattamente che cosa è capitato a Gerusalemme, si rendono conto di essere arrivati “al terzo giorno”, sono persino informati degli incontri angelici delle donne e dei sopralluoghi apostolici al sepolcro vuoto . . .) ma non vedono. Perché? Perché non hanno saputo ancora accogliere l’annuncio fondamentale: Egli è risorto. Se togliamo la risurrezione, se ci limitiamo alla prospettiva umana, terrena, ogni speranza di bene si accartoccia di fronte al muro invalicabile della morte, di fronte al crollo di ogni aspettativa e di ogni felicità. Se “liberare lsraele” si riduce alla speranza di raggiungere un benessere terreno, di stampo sociale o politico, la delusione non tarderà a venire. «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà»? Qual è la mia speranza più forte, e qua]i sono le mie più cocenti delusioni? Cosa mi aspetto da Dio e dal suo amore? «spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui»: la Parola di Dio ci offre una chiave di lettura. L’Antico Testamento, per quanto complesso e articolato, è impermiato tutto sull’amore fedele e assoluto di Dio per l’uomo, per il suo popolo. Di questo amore, Gesù è il testimone più forte, capace di non tirarsi indietro mai, nemmeno di fronte al rifiuto, all’incomprensione, alla minaccia e alla morte. Anzi: il senso dell’amore di Dio -fondamento anche dell’amore umano -è accogliere la vita con tutte le sue croci per passarci attraverso, per lasciarsi morire e iniziare così una vita nuova. Ed è questa la vera “terra promessa” che Dio ,ha preparato per l’uomo,e questa la libertà promessa ad Abramo, anticipata dall’esodo di lsraele dall’Egitto, ribadita dai profeti e cantata dalle speranze e dalle preghiere dei Salmi. . . Gesù che muore non è un fallimento, un tradimento, una delusione. . . ma è il coronamento di quel Gesù che nasce e vive per incarnare l’amore del Padre. «prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero»: lo sguardo si purifica nell’incontro con Gesù, nella condivisione profonda dell’eucaristia e in quella, in senso più ampio, del fatto che Egli ci conosce personalmente e non teme di sedersi al nostro fianco. Di mangiare `con noi, di essere fino in fondo nostro amico. Nel pasto condiviso, Gesù si manifesta come il vero padrone di casa. E questo il momento in cui rivela tutto sé stesso, e così fa in modo che i discepoli, e noi con loro, possiamo percepire il “cuore che arde”, cioè la forza dello Spirito che consente di vedere la verità e di accoglierla come una benedizione, che risuscita la speranza e l’entusiasmo della missione. Come vivo l’incontro con ]a Parola di Dio? E la partecipazione alla liturgia eucaristica? L’ascolto della Parola e la comunione con Gesù, Pane vivo e vivificante, mi nutre, mi lascia qualcosa. . . o non ha mo]to a che vedere con la mia vita di tutti i giorni? «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”»: l’incontro e la comprensione piena di Gesù diventano, irresistibilmente, fonte per la testimonianza. Sapere che l’amore di Dio vince su tutto, anche sulla morte, è una notizia troppo grande e troppo bella per non essere condivisa. L’incontro con il Risorto ha fatto capire ai due di Emmaus che Dio è davvero fedele. La morte di Gesù aveva fatto dubitare, aveva riproposto in modo drammatico la strisciante tentazione di ogni tempo (cfr. le parole del serpente in Genesi 3: non è vero che Dio vuole il tuo bene, sta solo cercando di limitare la tua libertà per mantenere il proprio potere. . . e di conseguenza di lui non ti puoi fidare!); ora la sua risurrezione dona una nuova luce per vedere sé stessi e il mondo da una prospettiva più ampia e più vera. Compreso ciò, i discepoli non possono fare altro che raggiungere i fratelli per portare anche a loro quella stessa luce, e sorprendentemente li trovano investiti dello stesso raggiante entusiasmo. La Chiesa nasce proprio con questa luminosa connotazione: Dio mantiene le sue promesse, e quindi a disposizione dell’uomo c’è una felicità capace di superare ogni oscurità, ogni disperazione, anche quella della morte. Dio vuole per ciascuno di noi questa felicità, e ci chiede di accoglierla e di condividerla irradiando sui nostri simili questa stessa luce, questa stessa speranza. E ci propone di farlo come ha fatto Gesù: in tutti i modi possibili, da quelli più semplici e quotidiani a quelli più straordinari e prodigiosi, Gesù ha reso presente l’amore del Padre; ora egli è presente in un modo nuovo, apparentemente meno diretto . . . ma affida a noi il compito di proseguire la strada che ha tracciato con la sua vita e con la sua morte e risurrezione. Di cercare ad ogni costo, “senza se e senza ma”, il bene di ogni uomo, la dignità di ogni persona, la speranza contro ogni disperazione degli ultimi e dei diseredati di questa terra (come Maria aveva profeticamente cantato nel suo straordinario Magnificat). «Chi potrà tacere da ora in poi – che sei tu in cammino con noi? Che la morte è vinta per sempre, che ci hai ridonato la vita? » Ogni paura si può superare, ogni forma di male può esser vinta, ogni muro può e deve cadere. E questa volta tocca a noi, ma con la forza della Sua presenza. Ogni scelta e ogni gesto della Chiesa, ogni azione di noi discepoli deve essere “missionaria”, deve saper trasmettere questa certezza fondamentale della fede. Di qui la «nobile semplicità» della liturgia, di qui l’attenzione primaria a chi è povero e indifeso, di qui la necessità di condividere con gli altri le parole e i gesti di Gesù nella catechesi, di qui la responsabilità verso il prossimo e verso il creato, che Dio ci ha affidato perché sappiamo custodire in esso la bellezza del suo amore. . . di qui anche il bisogno di abbandonare ogni forma di affermazione “mondana” di potere e di forza, e di abbandonarsi con fiducia alla provvidenza del Padre vivendo una povertà autentica, umile e rispettosa, proprio come ha fatto Gesù per indicarci il cammino da seguire. È questo l’atteggiamento dei Santi, di coloro che -come, ad esempio San Francesco -hanno incontrato Gesù, hanno fatto esperienza dell’amore del Risorto, e hanno compreso che questo incontro trasforma la vita dell’uomo. Così hanno saputo manifestare questo incontro con la loro testimonianza, con le parole e con i gesti, con la predicazione e con la coerenza della vita. La stessa possibilità è offerta a tutti noi, che .nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e ci siamo lasciati illuminare dalla morte e risurrezione del Signore. La stessa responsabilità missionaria è alla nostra portata di «battezzati e inviati». Sta a noi decidere se accettare o tirarci indietro, se aprire gli occhi e il cuore alla presenza di Gesù o chiuderci nel disincanto e nell’egoismo. Come posso portare luce ai fratelli accanto a me, al mondo che mi circonda? Qualì strumenti ho a disposizione per testimoniare l’amore di Dio? Mi rendo conto che, in quanto battezzato,. ho una missione da compiere all’interno della Chiesa, della famiglia dei figli di Dio?